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IL RASOIO PIGRO

“Nella bottega di un barbiere, c’era una volta un bel rasoio. Trovatosi solo, un giorno, pensò di dare un’occhiata in giro, e tirò fuori la sua lama, che riposava nel manico come una guaina. Come vide il sole specchiarsi nel suo corpo,rimase meravigliato: la lama d’acciaio mandava tali bagliori da farlo montare in boria.

«E io dovrei tornare in quella squallida bottega, pensò il rasoio, a tagliare le barbe insaponate di quei rustici villani, ripetendo all’infinito le stesse monotone operazioni!! Meglio nascondermi in qualche posto ben segreto, e godermi in tranquillità il resto dei miei giorni...».

Così dicendo si cercò un nascondiglio e per molti mesi non si lasciò più trovare. Senonchè, venne un giorno in cui, volendo prender un po’ d’aria, il rasoio lasciò il suo rifugio e, uscito cautamente fuori dal manico, tornò a guardare il proprio corpo. Ahimè! Cos’era mai successo? La lama, divenuta scura come una sega arrugginita, non rispecchiava più lo splendore del sole. Amareggiato e pentito, pianse invano il suo stupido errore:

«Oh, quanto era meglio tenere in esercizio la mia lama affilata! La mia superficie sarebbe rimasta luccicante. Invece eccomi qua, corroso e incrostato dalla ruggine...”.

(Da Leonardo da Vinci, Favole)