L’uomo deve riappropriarsi della sua umanità
Ognuno ha un tempo da vivere,
e tenendo conto che il tempo ha una sua durata, c’è la necessità di saperlo utilizzare al meglio, mettendosi in ascolto dell’uomo, per scoprire la gioia dell’autentica relazione, per innamorarsi della vita.
Crisi industriale, crisi economica, crisi sociale sono prodotti, oltremodo negativi, di una attività umana, fondamentalmente individualista, che generando una competizione esasperata ha contribuito a creare processi speculativi di diverso genere, portando a considerare l’uomo uno strumento, e se non “conforme” un ostacolo da scartare.
Lo sviluppo di un paese deve tener conto di diversi termini di valutazione, non si misura solo con il P.I.L. ma da un coerente esercizio di valori condivisi che porta ad un corretto impiego delle risorse disponibili.
Bisogna combattere le ingiustizie, le disuguaglianze, le prevaricazioni; ogni comportamento, (ancor di più se proviene da chi è tenuto a svolgere un servizio alla collettività), deve tener conto del risvolto umano, per evitare che possa passare la logica dei conflitti sociali, come rimedio ultimo.
C’è d’animare un nuovo modo di fare società, allargando le menti a nuovi orizzonti, ma occorre la carica giusta, avere fede, possedere regole di vita, avere degli ideali, atteggiamenti onesti che possono attivare stili di vita a misura d’uomo.
L’uomo deve riappropriarsi della sua umanità, ricordandosi che appartiene ad un ordine morale che gli è connaturato.
Allora, viviamo il nostro tempo in questa prospettiva, cercando di essere contagiosi, senza farci distrarre dalle chiacchiere di cortile e/o dalle disquisizioni politiche, che si muovono nella logica della poltrona da occupare, e che non riescono ad attivare percorsi concreti di sviluppo.