Omofobia ...
il lavoro che non c'è
è la base di tutte le discriminazioni
La questione della omofobia, come tutto quanto ha a che fare con i processi che regolano la vita sociale, nel rispetto della dignità della persona, trovano nelle leggi dello stato la loro regolamentazione.
Ma quando si parla di diritti/doveri che interessano il tessuto sociale risulta fondamentale una efficace attività educativa su quelli che sono i diritti universali dell’uomo, oltre alle leggi che presentano il loro limite: nella dinamica applicativa della interpretazione e nella capacita di argomentare.
La deriva relativistica rendendo tutto opinabile, fa si che diventa verità l’opinione più urlata. Nasce il bisogno di sentirsi legittimati rispetto alle ragioni di quei valori di cui ognuno è portatore e la permanenza di contrasti politici ed ideologici, porta ad usare la politica per soddisfare interessi della propria zona di voto, anche a sacrificio di altri diritti.
Nasce legittimo il dubbio che sulla emergenza omofobia sottostanno “richieste altre” che per rispetto intellettuale vanno manifestate con chiarezza e non ricercate con mistificante furbizia.
Nella verità, nella chiarezza e nel confronto scevro da ogni ideologismo si fondano i rapporti di una società civile.
Nel combattere ogni forma di discriminazione sta l’impegno di ogni cittadino e della politica tutta, e senza farci distrarre da interessi particolari dobbiamo sollecitare il nostro parlamento, lo stato e le istituzioni tutte ad impegnarsi sulla emergenza lavoro, perché il lavoro che non c’è genera la grande discriminazione privando l’uomo della sua dignità e dello stesso senso del vivere.