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Per non fare la stessa fine della rana

ma possiamo ancora sperare in un cambiamento?

La nostra società, la società di cui facciamo parte, ha sacrificato diversi valori per raggiungere scopi economico-finanziari, diffusi come risorse capaci di soddisfare desideri e realizzazioni immediate.

Quale esito di questo processo si sono generate, sempre più, forme di emarginazione, insoddisfazioni, diffidenze, esasperanti competizioni , un mix di atteggiamenti capaci di compromettere i rapporti tra le persone: “l’un contro l’altro armati”.

Non ci riconosciamo in questo tipo di società e pure ne facciamo parte, e ne subiamo le conseguenze. Per non fare la stessa fine della rana che nuotava nella pentola non curandosi che la temperatura dell’acqua continuava ad aumentare e quindi rischiando di finire bollita, dobbiamo attivare una forma di riscatto, una presa di coscienza, di partecipazione alla vita della società.

Diceva un filosofo svizzero: La decadenza di una società comincia quando l’uomo si domanda cosa accadrà? Invece di chiedersi cosa posso fare?

C’è un farsi carico dei problemi sociali e la contingenza che stiamo i vivendo impone che qualcuno deve rinunciare alle prebende, ai benefici che inopportunamente gode e che diventano, nelle attuali circostanze una offesa per chi non riesce a legare il pranzo con la cena, per chi non può farsi una famiglia, per chi non vede una prospettiva di futuro.

-Dobbiamo innescare un processo virtuoso valorizzando le risorse sane ed emarginando le "mele marce", contrastare un modernismo privo di contenuti che offusca le buoni prassi di convivenza civile.

-C’è un senso di appartenenza, una responsabilità comune, un riconoscimento da valorizzare, c’è un problema strutturale di come è organizzata la società da migliorare.

-Dobbiamo avere il coraggio di parlare di famiglia, perché nonostante tutto la famiglia oggi resta il valore più forte e più sentito, dobbiamo dare alla famiglia la possibilità di esercitare quel ruolo proprio che non è delegabile, dobbiamo parlare di una scuola in crisi perché demotivata, dobbiamo parlare di bene comune, di senso civico superando interpretazioni ideologiche ed individualistiche che sono la cancrena della società.

Da una forma di riscatto nasce una domanda: ma possiamo ancora sperare in un cambiamento?