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Manifestazione cittadina per il lavoro a Gela

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Una manifestazione cittadina si è tenuta, il 28 luglio2014 a Gela, per la difesa dei posti di lavoro, messi in discussione dal sito industriale Eni, e per incentivare politiche che favoriscano nuova occupazione.


La politica, ed il mondo sindacale, si sono mossi nelle loro più alte espressioni, per dare solidarietà ad un territorio dove le famiglie sono già provate da diverse emergenze.

Pur accogliendo la sensibilità delle personalità che sono venuti al capezzale del malato, è emersa la comune percezione che non c’è un odore peggiore delle belle, incitanti parole di circostanza, perchè spesso sono solo: Parole, Parole, Parole.

È si, perché in un territorio con un alto livello di disoccupazione, quando vengono messi in discussione dei posti di lavoro, sentire pronunciare, da chi si è proposto volutamente al servizio del territorio, parole quali: faremo, impediremo, interverremo, non permetteremo, azioni tutte declinate solo al futuro, non argomentando in modo concreto quanto è stato fatto o si sta facendo e quali alternative sono già in essere, significa ferire l’intelligenza delle persone.

È come asserire che “impegnati come sono in tantissime cose” solo ora sono venuti a conoscenza delle problematiche della città, ed ora attiveranno i potenti mezzi per affrontare l’emergenza.

È si, forse c’è da riscoprire, e non solo pronunciare, le parole programmazione, corresponsabilità, bene comune, c’è un territorio da salvare, c’è una generazione di giovani da non mortificare, e forse potrebbe tornare utile che gli imprenditori locali invece di investire in Costa d'Avorio fossero messi in condizioni di investire nel nostro territorio.

A questa manifestazione le famiglie della città di Gela hanno partecipato, non solo singolarmente, ma insieme, come associazione “Gela Famiglia”, gridando: che sono famiglie che non mollano, che non si arrendono, gridando che vogliono avere dignità e lavoro.

Di queste famiglie la politica ha bisogno, di famiglie che si mettono in gioco per i loro figli, i loro nipoti, famiglie che vogliono vivere il loro essere cittadini e non sudditi.  

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