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Il cambiamento...

 

 non dimentichiamo chi sta più in sofferenza!

 C’è, a più voci, un dichiarato impegno di cambiamento per riscattare il nostro paese nella capacità di mediare le aspettative dei suoi cittadini e crescere in credibilità anche in campo internazionale; ma stiamo imboccando la strada giusta?

 

I processi di cambiamento non si possono attivare e non sortiranno effetti socialmente positivi se non vengono tutelati i bisogni essenziali della persona, se non viene tutelata la dignità della persona, se non ci si prende cura di chi sta più in sofferenza, e nella nostra città di Gela sono sempre più in numero crescente.  

 

Sono più di 200 le famiglie che i volontari dell’associazione “Gela Famiglia” incontrano annualmente nel centro di solidarietà, ubicato nella Casa del Volontariato di via Ossidiana, il 60% sono coppie con un’età anagrafica di 34-40 anni.

 

Si cambia per migliorare, si cambia per fronteggiare contingenze sfavorevoli e quindi ripartire, e per tale cambiamento bisogna superare le asserzioni ideologiche, senza demolire tutto ma facendo leva su quelli che sono i valori fondamentali che hanno consentito alla nostra società di crescere; si cambia superando l’indifferenza ed il disinteresse, contrastando la corruzione, l’evasione fiscale e la logica che porta a dire: ”ognuno faccia come meglio crede”. Si cambia creando posti di lavoro, riconoscendo alla persona, alla famiglia di essere soggetto attivo nella società.

 

Creare posti di lavoro è la ricetta vincente, da tutti invocata, ma in tale prospettiva bisogna tener conto del clima sociale che si è venuto a determinare, un clima sociale che al suo interno ha cristallizzato la sfiducia, la diffidenza nei confronti delle istituzioni, la paura del futuro, attivando quel circolo vizioso per cui si spende di meno e gli imprenditori non investono e non creano posti di lavoro.

 

Allora sono i vertici delle istituzioni che devono dare messaggi chiari nell’assunzione di una responsabilità politica che si riconosca al servizio della comunità, che utilizzi il potere per impegnarsi a far crescere la speranza che si muove nella prospettiva di migliorare la città e la qualità della vita delle famiglie.

 

È il tempo dell’oculatezza e del coraggio per affrontare i problemi reali a partire dal lavoro che non c’è, come dello sfruttamento lavorativo, dal diritto alla casa per ogni famiglia come ai servizi per la promozione della maternità e paternità, dagli asili nido come al contrasto della povertà, dalle infrastrutture pubbliche allo sviluppo ed alla ricerca. Un impegno prioritario a cui vanno assegnate opportunamente risorse pubbliche e private.

 

Il cambiamento non si trova nella mediocrità, ma nell’esigenza di un alto livello da condividere, nella responsabilità individuale e collettiva, che trova le sue radici recuperando il valore della persona.