Realizzato grazie al supporto del CeSVoP - Centro Servizi per il Volontariato di Palermo

Convegno Giornata Famiglia 2015

Affido e Adozione: sintesi interventi,foto e video

 

Dall’intervento del Vescovo:

Abbiamo conoscenza di vite di coppia che generano ma che stentano ad esprimersi nella loro paternità e maternità, dimensioni che hanno un peso molto forte nella vita della relazione umana. Quando si accoglie in affidamento si fa esperienza di maternità e paternità, di centrare l’attenzione verso coloro che vivono un particolare stato di sofferenza, di disagio. La differenza tra generatività e paternità/maternità è molto forte e nello stesso tempo di grande responsabilità.
Le famiglie che si aprono all’esperienza dell’affido e/o dell’adozione rimarcano di aver consapevolizzato il compito di essere madri e padri. Il problema e che sono pochissime le famiglie che hanno questa apertura.
Noi che ci reputiamo cristiani, credenti , non sappiamo effettivamente che cosa significa essere seguaci del Signore, disponibili cioè a fare della nostra vita un dono di noi stessi all’altro. Un convegno del genere su “affido ed adozione” in una comunità cristiana matura dovrebbe essere superfluo. Infatti se avessimo autenticamente compreso il nostro essere cristiani, desiderosi di conformaci a Cristo che ha dato la Sua vita per noi dovremmo sentirci capaci di donare a coloro che Lui tanto ama: i poveri, i bambini, e tra questi i bambini abbandonati che soffrono della povertà più grande che è la mancanza di affetto.
Se noi non viviamo di questo desiderio di donazione alla sequela di Gesù, che tipo di credenti siamo?
Siamo in cammino, in continua conversione e questo convegno serve per stimolarci, per provocare quel dinamismo interiore dell’amore che possa magari impegnarci iniziando ad accogliere anche per qualche giorno i bambini che si trovano in istituto. Sarebbe segno di famiglie che hanno ascoltato l’evangelo e vogliono viverlo.

Dall’intervento del magistrato Gabriella Tomai:

Il percorso dell’affidamento e quello dell’adozione sono completamente diversi.

L’adozione non è un istituto che serve a dare i figli a chi non li ha ma a dare, in via definitiva, una famiglia ad un minore che si trova in stato di abbandono morale e materiale.
Quando, invece, il minore abbia temporaneamente una famiglia in difficoltà, ma in difficoltà molto grave, (tale che non sia sufficiente l’intervento di supporto nella famiglia di origine), proprio per questa difficoltà temporanea , si rende necessario l’affido e cioè che il minore venga allontanato dalla sua famiglia per vivere in un ambito familiare più sereno per poi , superate le difficoltà, poter ritornare nella sua famiglia di origine; non si accoglie l’affido pensando che poi diventi adozione.
La legge dice che diritto fondamentale del bambino è il diritto ad avere una famiglia, il diritto di crescere nella famiglia e preferibilmente nella sua famiglia, per cui la comunità e quindi gli enti locali che sono responsabili, si devono preoccupare di creare le condizioni affinché la famiglia di origine sia adeguata a soddisfare il diritto del bambino, il diritto di essere mantenuto, istruito, educato,amato, curato.
Quando nonostante gli aiuti il bambino non può trovare nella sua famiglia le condizioni per il suo benessere, la legge pone la possibilità, la necessità di trovare al minore un altro ambito familiare più favorevole.
Come prima possibilità la legge elenca una famiglia che ha altri figli, quindi una famiglia anche senza figli, come terza possibilità l’affidamento ad una persona singola, ultima ipotesi, che dovrebbe essere una eccezione ma che purtroppo è diventata regola, è il collocamento in una comunità o casa famiglia che per la città di Gela interessa più del 90% dei casi.
Vivere senza famiglia significa crescere potenzialmente incapaci di costruire famiglia, il padre e la madre creano quell’equilibrio di relazione che garantisce la crescita dei bambini.
L’affidamento è un dono, la decisione di aprire le porte della propria casa, della propria famiglia per fare entrare un bimbo che vive una esperienza familiare temporaneamente fallimentare: la famiglia affidataria si fa compagna di viaggio della famiglia in difficoltà.
Alla domanda perché l’affidamento familiare non funziona, la risposta principale e che non ci sono famiglie pronte ad aprire le porte, per la preoccupazione che si possono affezionare o perché temono il contatto con le famiglie di origine.
Centrale il ruolo dei servizi sociali che devono sostenere le famiglie in difficoltà ed aiutare i genitori a svolgere il proprio ruolo; la questione economica che grava sui bilanci comunali non deve compromettere la vita del bambino.
Gela ha il triste primato della criminalità minorile, allontanare i bambini quando hanno bisogno di affetto, di cura è una attività preventiva, un dovere civico.
La competenza dei professionisti, della comunità civile ed ecclesiale devono prendersi la responsabilità genitoriale di dare risposta ai nostri bambini, ai nostri minori per generare e diffondere vita.
Chiudendo gli occhi ne diventiamo complici.

Dall’intervento dei coniugi dell’associazione Metacometa, coniugi Adamo.

Uno dei motivi della nostra scelta di famiglia aperta è quella di sentirsi figli, ed essendo figli sentire alto il bisogno di genitorialità, altro motivo dare testimonianza di accoglienza concreta ai nostri figli.
L’associazione Metacometa raccoglie una ventina di famiglie affidatarie, tre di queste famiglie sono di Gela.
L’importanza dell’associazione e di fare rete tra le famiglie che vivono l’esperienza dell’affido per non sentirsi sole nelle difficoltà che possono e che purtroppo si presentano, nel contempo si cerca di stimolare la sensibilità di altre famiglie per decidersi nell’aprirsi ai minori in difficoltà.